2001 - PIATTAFORMA RdB PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO 2002/2005 E DELLE RSU

Roma -

RSU: BILANCIO DI TRE ANNI DI ESPERIENZA

Nel novembre del 1998 si sono svolte in tutti i posti di lavoro pubblici le prime elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), rappresentanze elette direttamente dai lavoratori su liste presentate dalle organizzazioni sindacali.

L’RdB, già dai contenuti dei regolamenti elettorali, espresse un giudizio negativo per la scarsa democraticità delle elezioni e sui limitati poteri riconosciuti ai delegati eletti, che venivano messi sotto tutela dai sindacati di regime. Prevedevamo che nella migliore delle ipotesi le RSU sarebbero state dei parlamentini utili solo a disinnescare i conflitti e le lotte dei lavoratori, luoghi in cui si realizzavano delle cattive mediazioni e che sarebbero diventate, con la presenza oltre che degli eletti anche dei territoriali dei sindacati concertativi, lo strumento per far passare la linea di cgil, cisl e uil senza tenere in alcun conto le vere esigenze dei lavoratori.

Queste RSU non sono state un organo di reale rappresentanza degli interessi dei lavoratori all’interno degli enti.

Bisogna riconoscere, a distanza di tre anni, che le RSU non sono riuscite a superare questo loro limite strutturale, indipendentemente e nonostante la buona volontà dei singoli delegati costretti a scontrarsi contro il muro di gomma di cgil-cisl-uil; lo dimostra il fatto che nei casi in cui le RSU sono state più attive ed hanno realmente funzionato, sono pesantemente intervenute le centrali sindacali esterne per limitarne e soffocarne l’iniziativa. Addirittura, laddove le RSU si sono svincolate da questi condizionamenti, cgil-cisl-uil hanno imposto le dimissioni dei loro delegati al fine di far decadere le RSU stesse, anche se tali autoritarie politiche si sono ritorte contro di loro.

Cgil-cisl-uil e sindacati falsamente autonomi vogliono che le RSU siano solo lo strumento per applicare sui posti di lavoro il metodo della concertazione, cioè l’accordo tra governo, amministrazioni e sindacato che fa pagare ai lavoratori, senza clamori, le politiche di risanamento e le trasformazioni dello stato sociale.

Riteniamo necessaria una forte inversione di tendenza che rompa con la logica di subordinazione in cui fino ad oggi sono stati costretti gli eletti nelle RSU e per questo occorre:

·        Modificare subito l'accordo quadro per la costituzione delle RSU e il suo regolamento attuativo, per garantire una maggiore autonomia alle RSU sul piano aziendale e perché sia prevista la possibilità di intervenire, attraverso una propria struttura nazionale, sui temi generali e sulla definizione delle piattaforme rivendicative, dei contratti quadro e di categoria;

·        Rilanciare, nei luoghi di lavoro, il ruolo autonomo dei delegati RSU, senza lasciarsi imbrigliare da "regolamenti interni" tesi a vanificare ogni protagonismo dei lavoratori e dei delegati non subordinati alle scelte delle organizzazioni di provenienza.

 

FEDERALISMO o FRANTUMAZIONE DEI DIRITTI: Dove vanno gli enti locali?

Purtroppo quello che avevamo previsto e denunciato già oltre un anno fa si sta puntualmente verificando.

Dopo decine e decine di leggi e decreti si è arrivati quest’anno anche alla modifica della Costituzione, operata dal governo di centrosinistra a colpi di maggioranza e per solo 4 voti (aprendo scenari futuri inimmaginabili) e si è proceduto ad un vero e proprio colpo di stato che ha determinato e determinerà ancor più nel futuro, la trasformazione e lo smantellamento dello stato sociale, con il puntuale coinvolgimento degli Enti Locali in un processo di falso federalismo che ne coglie solo e soprattutto gli aspetti negativi. Per questi motivi le RdB insieme ad associazioni di giuristi democratici ecc hanno dato vita al comitato per il NO al referendum del 7 ottobre.

Queste spinte vanno nella direzione di uno smembramento e di un totale scollamento delle istituzioni dalle problematiche della società e la privatizzazione (leggi regali alle imprese) dell’enorme patrimonio di beni e servizi, finanche quelli assolutamente indispensabili quali energia, trasporti, acqua, rifiuti urbani, riscossioni, ecc. e prossimamente anche sanità ed istruzione.

Tale processo, fondato sulla falsa affermazione che privato è meglio e la logica che vuole lo stato asservito agli interessi economici e finanziari delle imprese, in questi ultimi due anni, ha avuto una accelerazione fino ad ora sconosciuta.

Tali logiche, già applicate nel privato e di cui si cominciano a vedere le conseguenze, ora vengono introdotte pienamente anche negli Enti Locali con il convinto appoggio dei sindacati concertativi e di regime come si evidenzia nelle code contrattuali del settembre 2000. Ci ritroviamo con gli Enti Locali che attraverso la parola d’ordine efficienza a basso costo hanno da una parte iniziato, ed in alcuni casi completato con gravi ricadute sui costi e sulla qualità dei servizi pagati dall’utenza, processi di privatizzazione dei servizi e di svendita delle risorse.

Dall’altra, con ricadute più dirette sui lavoratori del nostro comparto, hanno iniziato un processo di destrutturazione e flessibilizzazione del lavoro, con l’introduzione di nuovi strumenti quali:

·       Lavoro Interinale o in affitto (leggi caporalato)

·       Part Time

·       Lavoro a tempo determinato

·       Telelavoro

·       Massima produttività e flessibilità (non solo negli orari)

·       Accentuazione delle divisioni tra gli stessi lavoratori con meccanismi salariali diversi (vedi Posizioni Organizzative) e premi vari di fedeltà

Hanno trasformato e completamente stravolto il rapporto di lavoro rendendolo sempre più slegato da quelle regole e strumenti che garantivano almeno i diritti fondamentali uguali per tutti; in più se la modifica alla Costituzione passerà il referendum di ottobre, ci sarà la più che probabile devoluzione della legislazione sul lavoro alle Regioni e quindi contratti diversi, salari e diritti diversi, diverse tutele della salute e sicurezza, diversi diritti sindacali: altro che gabbie!

Per quanto attiene ai risultati ottenuti nei confronti dell’utenza e alla qualità dei servizi ci ritroviamo con privatizzazioni che altro non sono che la distruzione dei cosiddetti servizi sociali e la creazione del commercio dei servizi con l’aumento dei costi per la collettività e la diminuzione della professionalità e della qualità espletate, con gli Enti sempre più al servizio degli interessi privati piuttosto che al servizio dei cittadini.

Contro la trasformazione dello stato e delle amministrazioni locali è necessario rilanciare la lotta del dipendente pubblico che è e deve essere, oltre che per salari e lavoro dignitosi, per un servizio pubblico veramente tale, in grado di garantire diritti fondamentali per tutti al di là delle possibilità economiche dei singoli.

 

LA QUESTIONE SALARIALE

Con la soppressione della Scala Mobile e con gli sciagurati accordi del ’93 tra governo e cgil-cisl-uil, abbiamo assistito ad una progressiva ed inarrestabile perdita del potere d’acquisto dei salari mentre sono aumentati progressivamente i carichi di lavoro, la flessibilità e l’utilizzo di mansioni superiori.

Questo significa, in soldoni, che gli stipendi, in relazione al costo della vita, sono progressivamente diminuiti.

Grazie a quegli accordi i salari sono stati subordinati ai voleri della controparte (governo) che ne ha approfittato scaricando solo sulle spalle dei lavoratori i costi del risanamento della finanza pubblica e dell’entrata nell’euro.

Ciò non è ancora bastato!

I rinnovi contrattuali non rispettano nemmeno quegli accordi, già indecenti, e a fronte di un’inflazione che viaggia intorno al 3%, offrono ai lavoratori aumenti mensili di poche decine di migliaia di lire!

I lavoratori sanno benissimo quali e quanti sono stati gli aumenti dei prezzi dal ’93 ad oggi (basti ricordare i recenti aumenti delle tariffe, della benzina e le prossime stangate di elettricità, tributi locali, assicurazioni), sanno benissimo che lo stipendio che una volta garantiva la sopravvivenza ora non basta più. A ciò bisogna aggiungere il tentativo ormai esplicito del Governo di diminuire ulteriormente il potere d'acquisto dei nostri salari attraverso una "finanziaria di guerra".

E’ ora di dire basta e rilanciare con forza la questione salariale.

RdB già da tempo ha avanzato la richiesta per aumenti contrattuali di 500.000 lire mensili in paga base.

Riteniamo che questa sia la richiesta minima solo per poter recuperare il potere d’acquisto perso negli ultimi anni e che ogni proposta inferiore vada respinta ai mittenti; è necessario che i contratti riprendano la loro reale funzione, e cioè la redistribuzione della ricchezza prodotta ai lavoratori. Considerato che i profitti, il P.I.L. nazionale, la ricchezza del Paese sono aumentati, occorrerà rivendicare, oltre gli aumenti per il recupero del potere d’acquisto, anche un vero aumento contrattuale.

Tra l’altro cgil-cisl-uil e governo hanno, con soddisfazione, concluso e giustificato accordi per alcune categorie con aumenti ben al di sopra della nostra richiesta; ricordiamo i medici con oltre un milione mensile, ma anche forze armate, magistrati, prefetti, diplomatici, fino all’indecenza del contratto dei dirigenti che elargisce aumenti fino a 80 milioni per stipendi già sostanziosi.

Inoltre la recentissima ipotesi di accordo per i dirigenti degli enti locali vede crescere la parte fissa della retribuzione e diminuire il salario variabile (indennità di posizione); questo è esattamente quello che come RdB abbiamo sempre chiesto e continuiamo a rivendicare: l’eliminazione delle varie produttività ed indennità che debbono essere "storicizzate" nella parte di salario fisso attraverso l’istituzione della 14° mensilità; ciò considerando che i livelli di produttività richiesti dai vari contratti si sono abbondantemente superati in carichi di lavoro e flessibilità, e poi anche considerato che la privatizzazione del rapporto di lavoro ci dovrebbe avvicinare ai lavoratori privati anche nei diritti, oltre che nei doveri.

Basta con due pesi e due misure, i prezzi aumentano per tutti, soprattutto per i lavoratori degli enti locali, che già hanno gli stipendi più bassi tra tutti i lavoratori pubblici.

 

PER UN CONTRATTO UNICO, NAZIONALE E FORTE

Le politiche di flessibilizzazione e precarizzazione del lavoro e le politiche del falso federalismo fino alle recenti modifiche della Costituzione hanno tra i loro obiettivi la scomparsa del contratto nazionale unico che da sempre è la garanzia di uguaglianza di trattamento per i lavoratori in tutto il Paese.

La rarefazione e lo svuotamento del contratto nazionale è già in corso e le campagne stampa e d’opinione sulla necessità dei contratti territoriali o, addirittura, aziendali come sede unica di contrattazione, non prefigurano nulla di buono e stanno ricostruendo le famigerate gabbie salariali che con tante lotte erano state superate.

RdB intende rilanciare e difendere il contratto nazionale unico, il solo che consente di stabilire regole e garanzie uguali per tutti, lasciando alla contrattazione integrativa la funzione, appunto, di integrare e migliorare le condizioni fissate dal Contratto Nazionale.

 

Centralità del pubblico dipendente.

RdB intende riaffermare e rilanciare la centralità del lavoratore pubblico nell’attuale sistema dei servizi.

Il ruolo delle pubbliche amministrazioni deve essere quello di garantire l’erogazione dei servizi necessari per una qualità della vita degna di un Paese che si considera tra i più avanzati nel mondo. Proprio per questo occorre rivendicare il ruolo ad alto contenuto sociale del dipendente pubblico chiamato ad assicurare quei servizi che mai il privato potrà fornire a tutti agendo con la logica del profitto.

In questo senso i lavoratori pubblici costituiscono il punto di contatto tra il cittadino e l’amministrazione (città, provincia, regione e stato) e tale funzione si coglie maggiormente in quei servizi più diretti (socio-sanitari, educativi-scolastici, culturali, ecc.) che andranno valorizzati e sottratti agli appetiti privati in quanto necessitano di una professionalità sempre maggiore e di una specializzazione che solo l’esperienza del servizio pubblico è in grado di garantire.

 

Oltre la questione salariale, già illustrata, RdB intende avviare una forte battaglia nei prossimi mesi su una piattaforma contrattuale che evidenzi alcuni temi centrali:

·                Ordinamento professionale Occorre dar vita ad un percorso di formazione continua e riqualificazione di tutto personale collegato ad uno sviluppo incentivante che permetta un sistema di progressioni di carriera equo e non legato alle logiche falsamente meritocratiche o, peggio, di comune appartenenza e complicità, svincolandole dalla discrezionalità di amministratori e dirigenti (le famigerate, e fasulle, pagelline). Il sistema che consente tale sviluppo dovrà basarsi su passaggi economici e di categoria, automatici a scadenze prefissate, valutabili solo con la partecipazione alla formazione e all’esperienza ed anzianità maturata.

Superamento dell’istituto della produttività e consolidamento del percepito. Come indicato nel paragrafo precedente. considerato che la produttività nella pubblica amministrazione è aumentata e si è consolidata riteniamo ormai superato l’istituto premiante della produttività. Le risorse del salario accessorio debbono essere anch’esse consolidate garantendone l’assegnazione in quota fissa fra tutti i lavoratori dell’ente. Si tratta insomma di trasformare parte del salario accessorio in una quattordicesima così come già avviene per molti settori privati.

Ulteriori risorse per la contrattazione integrativa dovranno essere reperite dalle amministrazioni.

·                Orario di lavoro ed eliminazione del precariato. L’aumento di produttività dei dipendenti e l’introduzione delle nuove tecnologie rende ormai improrogabile la riduzione dell’orario di lavoro; non possiamo che ribadire la nostra proposta della precedente tornata contrattuale, cioè la riduzione a 32 ore settimanali con la contemporanea trasformazione di tutte le forme di precariato in contratti a tempo pieno e indeterminato.

·                Mensa. La questione mensa, o ticket sostitutivo, è sempre stata affrontata, nei vari CCNL da vent’anni ad oggi, lasciando alle singole amministrazioni la facoltà di attivare o meno questo istituto. Questo ha determinato le situazioni più varie e differenziate: dalle amministrazioni che forniscono il servizio mensa (pochissime), a quelle che non hanno mai attivato l’istituto (molte) fino a quelle che hanno istituito l’indennità sostitutiva della mensa (ticket o buono pasto), ma anche qui con forti differenze sugli importi, che vanno dalle 8.000/9.000 ad oltre 20.000 lire. Il contratto nazionale dovrà finalmente indicare l’obbligatorietà dell’istituto della mensa o dell’indennità sostitutiva da erogarsi al superamento dell’orario giornaliero delle 6 ore e determinare l’importo minimo dei buoni pasti a 17.000 lire incrementabili in contrattazione integrativa.

·                Difesa delle libertà sindacali e rappresentatività. La concertazione, che tanti danni sta provocando alle condizioni di vita e di lavoro di tutti i pubblici dipendenti, necessita di un sindacato connivente e complice. Per questo le regole sulla rappresentatività sono state studiate nel tentativo di eliminare ogni voce fuori dal coro. Le stesse RSU non sono elette su liste nazionali, ma in liste frammentate nelle migliaia di posti di lavoro; questo sembrerebbe esaltare la rappresentatività a livello decentrato, ma non è vero, in quanto solo la rappresentatività nazionale vale anche in sede territoriale o aziendale. RdB ritiene che, parallelamente alla rappresentatività nazionale necessaria per le contrattazioni di tale livello, sia riconosciuta la rappresentatività a livello aziendale/territoriale per quelle organizzazioni sindacali che superino la soglia del 4% in tali ambiti.

·                Difesa dei servizi sociali. La legge di "riforma" dei servizi sociali del novembre 2000 e la legge per la privatizzazione delle IPAB aprono la strada alla definitiva trasformazione dei servizi sociali: non più un diritto per tutti, ma un "prodotto" (mediocre) garantito solo ai "clienti" che se lo possono pagare. La legge sul "federalismo" del 12 marzo 2001 introduce nella Costituzione il principio della "sussidiarietà" per i servizi sociali e per i servizi di pubblica utilità; sussidiarietà significa che il cittadino dovrà comprare i servizi sociali privatizzati e solo in ultima ipotesi potrà rivolgersi al servizio pubblico, a cui resta solo il compito di dare prestazioni minime di sussidio e/o beneficenza che il privato non fornisce. E’ un rovesciamento completo della logica del sistema di sicurezza e di protezione sociali: non più un diritto per tutti, ma sistema a pagamento per chi può permetterselo ed elemosina per i miserabili: un ritorno indietro di un secolo. Il risultato di tale sciagurata politica sarà:

·       privatizzazione selvaggia dei servizi (sanità, scuola, ecc.);

impossibilità da parte dei servizio pubblico di programmare, di controllare le risorse e di fornire prestazioni adeguate ai bisogni di tutta la popolazione;

dequalificazione e divisione dei lavoratori con l’introduzione generalizzata del precariato, della mobilità selvaggia e dei licenziamenti e con l’inquadramento dei lavoratori ancora garantiti in contratti differenti.

Per i lavoratori dei servizi sociali contrastare questo disegno significa ottenere omogeneità di trattamento economico, di inquadramento normativo, di diritto a formazione e riqualificazione permanenti di lavoratori oggi dispersi in tanti contratti diversi (sanità pubblica, sanità privata, assistenza privata, enti locali, cooperative sociali, ecc.).

 

I LAVORATORI SI TROVANO OGGI AL CENTRO DI UNA TRASFORMAZIONE EPOCALE CHE SE NON VERRA’ ADEGUATAMENTE CONTRASTATA LI CONDANNERA’ A CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO DAVVERO GLOBALIZZATE, CON I SALARI E I DIRITTI DEL SUD-EST ASIATICO, MA CON I PREZZI DEI SERVIZI AMERICANI.

IL RINNOVO DEI CONTRATTI DEGLI ENTI LOCALI E LE PROSSIME ELEZIONI DELLE RSU DEVONO VEDERE UN RINNOVATO PROTAGONISMO DEI LAVORATORI.

IN QUESTO RdB, COME SEMPRE, SARA’ IN PRIMA FILA E LANCIA UN APPELLO A TUTTI I LAVORATORI DEL COMPARTO ENTI LOCALI:

·        RILANCIO DEL RUOLO DEI DELEGATI RSU ELETTI;

·        ABBANDONO DEI SINDACATI DI REGIME;

·        SOSTEGNO E LOTTA SULLA PIATTAFORMA CONTRATTUALE RdB;

·        PREPARAZIONE DELLE LISTE PER LE ELEZIONI RSU, APERTE A TUTTI I LAVORATORI;

·        SOSTEGNO DIRETTO ALLE RdB enti locali, L’UNICO SINDACATO INDIPENDENTE!