Gli effetti nefasti prodotti sugli Enti Locali dalla Manovra bis (D.L. 138/2011, L. 148/2011). Approfondimento

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Proseguiamo la lettura della Manovra economica in rapporto alle ricadute sugli Enti Locali. La prima analisi è pubblicata qui

La calda estate dei decreti soffoca gli Enti Locali

Luglio, agosto e settembre, la calda estate del Governo, talmente calda che ha bruciato le risorse per gli Enti Locali e ha cercato refrigerio congelando gli stipendi dei dipendenti (dal 2009 al 2017 salvo una miserrima indennità di vacanza contrattuale), prorogando il blocco delle progressioni orizzontali e verticali (cfr. art. 9 c.1, c. 17 e c.21 del D.L.78/2009 e l’art. 16 del D.L. 98/2011) e limitando il turnover del personale in pensione.

L’obiettivo non dichiarato dalle manovre è quello di sottrarre risorse agli Enti Locali, e di prelevarle dalle tasche del personale dipendente per erogare contributi alle banche europee invischiate nella crisi che la hanno generato. La richiesta esplicita era stata fatta da Draghi e Trichet, ai vertici della BCE, mediante la famosa lettera inviata al Governo il 5 agosto e apparsa solo ai primi di ottobre sul Corriere della Sera. Con la lettera, oltre alla richiesta generale di riduzione del deficit, si chiedeva di privatizzare i servizi pubblici locali, di comprimere i salari e le condizioni di lavoro alle specifiche esigenze di ogni ente o azienda, mediante contrattazioni che possano andare in deroga alle leggi e ai contratti collettivi nazionali, in linea con il vergognoso accordo interconfederale del 28 giugno tanto sbandierato da CGIL, CISL e UIL (in questo schizofrenico universo la CGIL ha fatto uno sciopero contro l’art. 8 della manovra che recepiva l’accordo che aveva sottoscritto il 28 giugno). Veniva chiesto inoltre di rivedere le modalità assunzionali e di licenziamento, agevolando quest’ultimo istituto mediante l’introduzione di ammortizzatori sociali e sistemi per ricollocare il personale licenziato. Infine era auspicata la fusione e/o la soppressione di enti intermedi come le Province. Il Governo ha subito accontentato la Banca Centrale Europea, introducendo un nuovo decreto appena dopo Ferragosto (D.L. 138/2011), che ha recepito alla lettera i dettati dei controllori della finanza europea.

Sono stati recepiti talmente bene che è stato fatto molto di più di quanto richiesto, poiché sono stati dimenticati gli ammortizzatori sociali, sono stati eliminati Consigli e Giunte comunali dei piccoli Comuni, tagliando sugli unici amministratori e politici che percepiscono indennità da fame (mediamente 1.500 euro annui, cioè in un anno non raggiungono nemmeno lo stipendio mensile di un portaborse). Ai dipendenti sono state imposte una serie di rinunce, tra le quali il blocco di due anni di TFR, la tredicesima a rate, la rinuncia alle feste laiche e la mobilità coatta all’interno del territorio regionale.

In sede di conversione si è pensato di apportare modifiche sia al decreto di luglio, che al decreto di agosto, alla faccia della semplificazione, visto che si tratta di provvedimenti che rimandano continuamente ad altre fonti, modificando anche i decreti sul federalismo fiscale, il decreto sul personale del pubblico impiego (D.Lgs. 165/2011) e il testo unico sugli Enti Locali (TUEL - D.Lgs. 267/200) e una miriade di altri testi di legge financo a regi decreti del 1923. Ciò significa che moltissimi impiegati, in quanto operatori di diritto, avranno a che fare con la decodifica delle norme, a volte anche di dubbia o non agevole interpretazione, impegnando ore di lavoro che invece potrebbero essere utilizzate per erogare preziosi servizi necessari ai cittadini. Con la legge di conversione, poi, è stato varato l’aumento di un punto percentuale dell’IVA, che oltre a colpirci come dipendenti, ci annienta anche come cittadini costretti a fare i conti con un caro vita sempre più insostenibile che genera un automatico effetto di impoverimento se collegato al lunghissimo blocco salariale. Di contro è stato istituito un contributo di solidarietà del 3% calcolato sulle eccedenze dei reddito superiori a 300.000 euro. Le stime indicano che si tratterà di un contributo veramente misero se paragonato a quanto dovranno pagare gli Enti Locali, i dipendenti e i cittadini in termini di servizi tagliati.

La seconda manovra estiva era stata annunciata come risolutiva, mentre attualmente se ne sta discutendo una terza. L’Europa sta ufficialmente finanziando le banche sull’orlo del fallimento. In questi giorni, la BCE e la UE stanno mettendo in piedi una serie di interventi per salvare le banche in crisi, per salvarle ancora una volta con i nostri soldi e i nostri sacrifici, con una nuova macelleria sociale. Alla prossima banca che sta per fallire, ci chiederanno il sangue, perché non abbiamo più nulla da dare e soprattutto perché non vogliamo pagare noi la crisi provocata dalle banche. Non siamo noi a dover salvare chi ha contratto il debito...

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