Regione Piemonte. NON FACCIAMOCI TAGLIARE LA TESTA

In allegato il volantino

Torino -

Parlare di tutto per concludere poco. E quel poco mirato a colpire lavoratori pubblici e spesa sociale. Questa è la strategia narcotizzante della spending review declinata nella nostra regione.


Facile prevedere, come al solito, che - in primis - a rimetterci sarà il personale collocato nelle categorie più basse.


Parliamo di 1.124 dipendenti di categoria B e C a fronte di 2.741 dipendenti della Regione Piemonte. Gli altri 1.617 di categoria D sono, perlopiù, senza posizione organizzativa (numeri ricavati dal Prospetto allegato alla bozza dell’Emendamento 218 relativo alla razionalizzazione del personale).


Ma mentre i colleghi di categoria D con posizione organizzativa hanno avuto la fortuna di vedersi prorogati gli incarichi fino al 31 Maggio 2013, tutti gli altri rischieranno di vedersi ridotto lo stipendio a causa della decurtazione della quota mensile della produttività. L’effetto combinato delle norme volute da Brunetta, la pedissequa applicazione di tali norme da parte della Regione Piemonte e la implicita accettazione di queste norme capestro da parte delle organizzazioni sindacali complici, provocheranno una remissione certa proprio da parte delle categorie più basse. Senza contare che dal 1° Gennaio 2013 è iniziato il nuovo triennio contrattuale “in bianco” senza che alcuna voce sindacale (di quelle cosiddette rappresentative) si sia levata.


Invece queste organizzazioni hanno tessuto le lodi della valutazione (come mezzo per premiare i presunti migliori), salvo poi, in Regione Piemonte, accettare la logica di premi di produttività quantificati in base alla categoria.


Quindi chi ha la categoria più alta sarà più facilmente premiato, mentre chi è collocato nelle categorie più basse, rischierà di vedersi attribuire una valutazione più bassa e quindi la diminuzione o la drastica eliminazione del premio di produttività, ma – ciò che è peggio – se nei successivi tre anni si otterrà una valutazione pari al 25% , sarà a rischio anche il posto di lavoro.


Quindi il meccanismo della valutazione diventa un misuratore della licenziabilità piuttosto che – come falsamente rappresentato – della performance e delle capacità professionali.


Il tipico licenziamento per “scarso rendimento”, che riporta la memoria agli anni ’50 e alle “note di qualifica”, quando solo gli allineati e i servizievoli – indipendentemente dalle loro capacità – ricevevano plausi e onori dal dirigente di turno.


La legge regionale n° 7/2011 (che recepisce la Legge Brunetta)  all’art. 36 novies, par. 2, afferma che ”Una quota del trattamento accessorio verrà destinata  al personale di più alta categoria”. E’ evidente che o si tratta di un pleonastico, oppure si intende nascondere qualcos’altro.


Naturalmente il tutto è stato sottoscritto dalle OO.SS. senza colpo ferire, con la sola eccezione di USB.


Si prepara quindi una nuova stagione di lacrime e sangue che, in nome della riduzione della spesa pubblica, prende di mira i pubblici dipendenti (precedentemente additati come fannulloni e/o privilegiati) e glissa bellamente sia sui costi della politica, che sui veri sprechi delle amministrazioni pubbliche.


I problemi di bilancio della Regione Piemonte non sono iniziati oggi, ma sono frutto di errori politici che i dipendenti non debbono pagare. Abbiamo certezza che la Regione Piemonte non si accontenterà della soppressione delle ore di straordinario, né della riduzione delle posizioni organizzative.


La Regione Piemonte, e con essa molte altre amministrazioni pubbliche territoriali, si avviano a colpire duro con una drastica riduzione di personale, come del resto già anticipato su qualche organo di stampa.


E’ ora di fare chiarezza! E’ ora di scuotersi dall'inerzia che ci affligge! Non aspettiamo di trovarci con nulla in mano! Non aspettiamo che le forze politiche superino lo scoglio elettorale

PIÙ FORZA A USB, PIÙ FORZA A CHI LAVORA

31 gennaio 2013