Contributo per una PIATTAFORMA NAZIONALE USB SUI SERVIZI EDUCATIVI E SCOLASTICI COMUNALI.

Roma -

Contributo per una PIATTAFORMA NAZIONALE USB SUI SERVIZI EDUCATIVI E SCOLASTICI COMUNALI.


A seguito dell' incontro del gruppo Servizi all’infanzia avvenuto a Frascati, in occasione della prima Assemblea nazionale EELL si ritiene indispensabile iniziare a lavorare in sinergia su tutto il territorio nazionale per mettere a confronto le varie esperienze italiane ed iniziare a delineare una piattaforma nazionale che possa davvero essere un contenitore in cui muoversi nei vari territori.

Infatti, come condiviso da tutt@, il confronto continuo tra le esperienze di lotta nei vari territori deve essere il requisito essenziale da cui partire. Infatti, nei giorni immediatamente successivi all’incontro è stata creata una mailing list per avere una prima rete di scambio di informazioni su cui è circolato il report che elencava gli argomenti e le vertenze messe in evidenza nei gruppi di lavoro tematici e che dovrebbero costituire gli obiettivi fondamentali della piattaforma nazionale USB.


MAPPATURA DEL TERRITORIO


Per accrescere l’azione di USB e al contempo cercare di difendere i Servizi Educativi e Scolastici dalla squalificazione e dai processi di privatizzazione, per tutelare i diritti delle lavoratrici/ lavoratori e dei minori non si può prescindere dall’avere un quadro chiaro della situazione a livello nazionale.

Pertanto è necessario avviare quanto prima una mappatura del territorio che evidenzi la presenza:

  • dei Servizi Educativi e Scolastici comunali nelle varie città/ comuni e della loro proporzione rispetto ai privati, conoscere i processi di esternalizzazioni ai privati o alle strutture statali.

  • dell’azione di USB nei Servizi Educativi e Scolastici nelle varie città

  • di esperienze di reinternalizzazione di Servizi o di Servizi Educativi comunali non presenti in altre regioni, come ad esempio le ludoteche comunali o servizi di pre e post scuola gestiti direttamente dal comune con personale comunale.

Questa fase iniziale che diviene fondamentale per poter pianificare un azione mirata, evidenziare le potenzialità di crescita e calibrare di conseguenza la distribuzione delle energie e delle risorse disponibili.


SALVAGUARDIA E AMPLIAMENTO DEI SERVIZI COMUNALI



E’ necessario comprendere il momento storico che si sta vivendo in cui i servizi alla persona vengono visti sempre più come un mezzo per fare profitto e pertanto erogati dando gradualmente meno importanza all’aspetto educativo e culturale, lasciando sempre più spazio a quello assistenzialistico o di semplice intrattenimento ( per esempio anche l’ultima proposta di aprire i Nidi alla sera).

Tale visione svilisce profondamente l’importante compito di chi lavora in questi servizi e il loro indispensabile valore educativo e didattico.

A fronte di tale svalutazione aumentano i carichi di lavoro e diminuiscono i diritti dei lavoratori e quelli dei bambini ad avere uno sviluppo sano in un contesto educativo/ didattico sereno e ricco di stimoli.

E’ importante che USB si opponga con forza a questa deriva attraverso un’azione mirata a difesa e a potenziamento dei servizi pubblici comunali su tutto il territorio nazionale.

Tale azione si deve sviluppare in percorsi di lotta che sappiano anche dialogare con le famiglie, i cittadini , le associazioni e i movimenti presenti nel territorio (dando così anche forza al progetto di confederalità sociale) per ottenere la creazione e l’apertura di nuovi Servizi all’infanzia comunali, ove ce ne è più richiesta, la riacquisizione dei Nidi dati in concessione ai privati o alle cooperative.

La qualità dei Servizi Educativi e Scolastici è inoltre definita non solo dal personale educativo scolastico, ma anche da tutte quelle figure, che consentono il normale svolgimento della vita scolastica, come l’erogazione dei pasti, l’assistenza ai bambini diversamente abili, la pulizia e igienizzazione degli spazi, la manutenzione ordinaria e straordinaria e messa a norma delle strutture.


Con l’avvio dei processi di privatizzazione, i Comuni italiani, con varie differenze temporali, hanno dato in appalto queste mansioni ad aziende private che, sempre in nome del profitto, hanno fatto “cassa” sui diritti e sulle retribuzioni dei lavoratori, aumentando a dismisura i carichi di lavoro, e riducendo inevitabilmente la qualità del servizio erogato. Un esempio tra tanti, che riguarda un po’ tutti i territori, può essere le ore di assistenza ai bambini diversamente abili che sono sempre meno e non rispettano il grado di disabilità o la manutenzione per cui le strutture sono sporche, fatiscenti fino a risultare con spazi come palestre e giardini perfino inagibili.


Dobbiamo quindi elaborare una piattaforma che riconosca la professionalità del personale comunale che vi opera ( es..carichi di lavoro, progressioni, indennità ecc) e salvaguardare il personale precario che ha acquisito anni di esperienza (questione supplenze e percorsi assunzionali, superando anche eventuali problemi legati al titolo di studio) e dobbiamo riportare il al centro dei Servizi di tutta Italia il diritto dei bambini/e e delle loro famiglie ad una Scuola Pubblica di qualità.


Per fare questo è necessaria, fin da subito, anche un’ analisi delle problematiche legate al tentativo di riportare sui Servizi Scolastici/ Educativi degli EELL il progetto della “buona scuola” di Renzi

Inoltre, negli ultimi anni sta aumentando la tendenza delle Amministrazioni a dare in gestione le Sezioni di Scuola Infanzia comunale allo stato.

Ultimo in ordine di tempo è stato il tentativo del Commissario Tronca a Roma che, con il Documento Unico di Programmazione, prevedeva ,entro giugno 2017, il passaggio di 92 sezioni di Scuola Infanzia comunale allo Stato. Percorso che avrebbe comportato una drastica riduzione dell’organico e via via la dismissione del servizio da parte dell’ente.


Non ultimo, infine, va ricordato che c’è sempre l’annosa questione dei Nidi che, purtroppo, ad oggi, rientrano in un servizio a domanda individuale e che invece sono da considerarsi un’ Servizio Educativo e Scolastico a tutti gli effetti ed appartenenti di fatto alla “ Scuola dei Piccoli” così come avviene nella stragrande maggioranza dei Paesi Europei.


Sicuramente il nostro lavoro dovrà affrontare anche temi quali :



  • Carichi di lavoro e stress lavoro correlato/ lavoro usurante.

Quando si parla dei carichi di lavoro si deve necessariamente parlare di dotazioni organiche ( non solo di personale educativo ed insegnate)/ rapporti numerici / compresenza/orario di lavoro a contatto diretto e di Gestione sociale .

Riteniamo che debba essere richiesta una riduzione del numero di bambini per sezione di scuola dell’infanzia ( 20 bambini ) e che contestualmente debba avvenire in un progetto di ampliamento dei posti con l’apertura di nuove sezioni o strutture laddove esistano le liste d’attesa. Nel Nido non si può prescindere dal rapporto 1/6 in ogni momento della giornata e forte deve essere la campagna di reinternalizzazione di questi Servizi ( nella maggior parte dei comuni i nidi privati ed accreditati hanno ormai superato i nidi pubblici).

Inoltre , in merito alla specificità del lavoro che ha mansioni di grande responsabilità non solo educativa e didattica, ricordiamo che un recente studio Indap, durato 10 anni, ha monitorato oltre 3000 lavoratrici operando un confronto tra quattro categorie professionali di dipendenti dell’Amministrazione Pubblica: insegnanti, impiegati, personale sanitario, operatori. Ciò che è emerso è che la categoria degli insegnanti è soggetta ad una frequenza di patologie psichiatriche superiore rispetto a quelle delle altre categorie in esame. Dallo studio si evidenzia che tra i fattori che determinano tali disturbi vi sono una serie di condizioni di stress a cui sono sottoposti insegnanti ed educatrici tra cui: le classi troppo numerose, il rapporto con genitori e alunni, le situazioni di perdurare del precariato, la retribuzione insoddisfacente, la scarsa considerazione da parte dell’opinione pubblica e la costante delega da parte delle famiglie oltre che il continuo susseguirsi di riforme peggiorative.

A questi fattori si aggiunge che la categoria è prevalentemente femminile con gli oneri legati anche alla gestione famigliare (il part time è sovente una meta irraggiungibile; i cambi turno, in alcune realtà, avvengono di giorno in giorno rendendo sempre più impossibile l’organizzazione familiare e personale); l’innalzamento dell’età anagrafica e la continua erosione e non rispetto del calendario scolastico, quale periodo necessario di stacco e rigenerazione, visto invece da tutti quale privilegio senza alcuna finalità.




  • Assunzioni / Precariato : è necessario più che mai continuare il percorso intrapreso nel 2016 sapendo che è stata solo una prima vittoria. La lotta che USB ha messo in campo in questo anno purtroppo non è risolutiva del fenomeno del precariato e dobbiamo aver presente che la legge Madia ci consente alcuni spazi percorribili solo fino al 2018.

La lotta e l’impegno di Usb devono continuare. Dovremmo conoscere, nelle varie realtà se sono iniziati percorsi di stabilizzazione e se, viene salvaguardato il principio o, invece, dobbiamo mettere in campo azioni per contrastare nuovi concorsi laddove non vengano prioritariamente utilizzate le graduatorie già esistenti.

Rimane, inoltre, sempre aperto il problema di Roma che riguarda centinaia e centinaia di lavoratrici/ori precarie/i che sono, tutt’ oggi, in servizio ed appartenenti dal 2006 ad una graduatoria il cui requisito d’accesso era il Diploma magistrale (seppur le normative legislative indicassero chiaramente che, questo titolo di studio doveva essere stato conseguito prima del 2002). Per questo molte colleghe romane, che da anni lavorano per l’amministrazione, anche con incarichi annuali, sono state escluse da assunzioni a tempo indeterminato ( 2010) e, oggi, non possono rivendicare il titolo di studio per l’immissione in ruolo essendo necessaria la laurea.

Sicuramente dobbiamo continuare a sostenere e difendere la posizione che, essendo all’interno di graduatorie esistenti e tutt’ora impiegate, i requisiti sono già stati valutati e confermati e devono essere inserite in una graduatoria per l’assunzione attraverso un corso/concorso riservato, il cui requisito d’accesso non può che essere l’appartenenza alle graduatorie in essere.



  • Sostituzioni supplenze brevi: uno dei fenomeni che percorre trasversalmente i servizi educativi è la non sostituzione del personale assente a qualsiasi titolo o una sua drastica riduzione.. Si rende necessario un percorso di confronto anche con la scuola perché, sia nella riforma renziana sia negli enti locali, si vuole tendere all’ eliminazione di questo istituto e alla non applicazione dei contratti ed accordi decentrati che lo prevedono.


  • Bambini diversamente abili: resta inapplicato il  Dpr. n. 89/09, art 11, in base al quale “le classi iniziali delle scuole ed istituti di ogni ordine e grado, ivi comprese le sezioni di scuola dell’infanzia, che accolgono alunni con disabilità sono costituite, di norma, con non più di 20 alunni”.  Nella stragrande maggioranza I sostegni sono appaltati alle cooperative con gare d'appalto al ribasso per cui si assiste al fenomeno che, non viene garantito un sostegno qualificato per l’intera frequenza scolastica dei bambini. La legge 104 all’ art 12 garantisce, anche ai più piccoli, il diritto all'integrazione ed all'inclusione. La legge prevede l’assegnazione di insegnanti specializzati ( previsto anche nella L 51/77) assegnati con piena contitolarità alla sezione in cui è presente il bambino con handicap. Inoltre, articolo 13 comma 3 L.104/92, oltre a richiamare l’obbligo di fornire un insegnante di sostegno specializzato definisce il ruolo dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione che è quindi un'assistenza specialistica ad personam che dev'essere fornito al singolo studente con disabilità - in aggiunta all’assistente igienico-personale, all’insegnante di sostegno e agli insegnanti curricolari - per sopperire ai problemi di autonomia e/o comunicazione .

Questa breve ed incompleta sintesi per evidenziare come , oggi, nei servizi all’Infanzia tutto ciò venga largamente disatteso. Spesso i bambini non solo non hanno garantita, in base alla gravità della loro patologia, un insegnante di sostegno specializzato per l’intera frequenza ma non sono previste le altre figure necessarie e, laddove, sono ancora presenti le figure Aec tali ruoli sono destinati alla soppressione.

Riteniamo come USB che sia essenziale avviare un’attenta analisi della suddetta problematica per arrivare a mettere in campo iniziative che coinvolgano lavoratrici, famiglie ed associazioni


  • Salario ed indennità: Oltre al non rinnovo dei contratti, dobbiamo aver ben presente che le educatrici/tori ed insegnanti hanno una retribuzione inferiore rispetto alla media europea, (uno studio Ocse di giugno 2013, poneva la retribuzione italiana al 17esimo posto in Europa. Oltretutto non vengono neppure riconosciute indennità (turnazione, di disagio ecc) e le uniche indennità erogate sono ferme ai tempi della lira ( es indennità tempo potenziato/ di cattedra). I servizi all’ Infanzia vanno avanti sovente con ore ed ore di straordinario non pagato.

Come USB rivendichiamo da sempre i rinnovi seri dei contratti nel Pubblico Impiego e salario certo ma, non possiamo più esimerci da rivendicare anche un salario adeguato alle responsabilità ed al valore della mansione educativa, didattica svolta. In molti paesi, infatti, vengono riconosciute ulteriori qualifiche. Negli EELL, inotre, va sottolineato che all’adeguamento dei comuni alle normative statali, che prevedono, come tiolo di accesso alla categoria di insegnante scuola infanzia, la laurea in scienze della formazione (se non si è in possesso del diploma magistrale conseguito prima del 2002) non è seguito, a livello comunale il conseguente inserimento della figura professionale in categoria D, in rispetto del CCNL Enti Locali.


  • Valorizzazione della professionalità: l’innalzamento dell’età pensionabile insieme al blocco del turnover sta generando un progressivo invecchiamento della categoria. Ad oggi, non sono previsti sbocchi di carriera. Riteniamo che anche questo punto debba essere inserito nella piattaforma perché il personale potrebbe essere una risorsa qualificata per altri progetti connessi all’ attività scolastiche.



Questo sintetico contributo, sicuramente non esaustivo vuole essere una prima traccia di lavoro per arrivare a delineare una piattaforma comune, per definire le priorità ed iniziative di lotta sia territoriali che nazionali.