Città Metropolitane e Province. "Prima" e "Dopo".

Roma -

Città Metropolitane e Province.

"Prima" e "Dopo".



Il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, ha segnato un confine invalicabile con l'annosa vicenda della legge Delrio e del suo combinato disposto con le leggi statali e regionali che ne hanno definito il quadro del totale fallimento.


C'è un “Prima” e un “Dopo”.


C'è stato un “Prima” che, dopo una decorosa storia pluridecennale delle Province, ha prodotto danni enormi determinati dai tagli lineari introdotti con le Leggi di Stabilità (ricordiamo che la finanziaria del 2015 prevede ancora un taglio di 3 miliardi nel 2017), dal dimezzamento degli organici, dalle riduzioni dei salari, dai demansionamenti e trasferimenti, dalla riduzione e cancellazione di servizi fondamentali, dall’impossibilità di redigere i bilanci con conseguente sforamento dei patti di stabilità. Un quadro drammatico che ha prodotto pesanti ripercussioni sui già bassi salari dei dipendenti, difficoltà nel pagare gli stipendi in alcune Amministrazioni.

Con l’obiettivo di fare cassa è stato venduto e dismesso il possibile, ma anche l'impossibile (patrimonio immobiliare, mezzi meccanici quali spargi sale, turbine, spazzanevi....).


Misure insostenibili che hanno prodotto dissesti e predissesti finanziari in molti Enti, che hanno visto azzerata la propria autonomia finanziaria, rendendo praticamente impossibili gli investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità e dell'edilizia scolastica, attività e funzioni definite fondamentali dalla stessa Delrio.


Province e città Metropolitane sono state costrette ad anticipare spese che non gli competono, come quelle per i Centri per l'impiego, visti i ritardi del Governo nell'emanare i decreti attuativi del Job Act per quanto attiene l'Agenzia Nazionale per il Lavoro.


Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La più attuale e grave è l'abbandono dei territori, sia sul versante degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che per la vigilanza ambientale.


L'obbiettivo era tagliare i costi della politica tramite la cancellazione delle Province e il loro depotenziamento.


L'effetto è stato un poderoso taglio ai servizi essenziali ed al diritto di rappresentatività dei cittadini e dei territori.


Negli anni della “decorosa storia”, i lavoratori delle Province erano parte integrante dei territori nei quali operavano. C'era una conoscenza profonda delle criticità delle nostre valli. Spesso i lavoratori erano nativi di quelle periferie. C'era attenzione per le manutenzioni dei mezzi meccanici a disposizione, un loro rinnovo costante. L'attenzione era altissima da parte di tutti, compresi i “Politici” che, essendo eletti dalle popolazioni e avendo a cura i loro bacini elettorali, erano molto attenti ed attivi nei casi di calamità naturali.




Anche i piccoli Comuni ne traevano beneficio, perché le Province intervenivano sempre in caso di necessità e rappresentavano un fondamentale punto di riferimento per la Protezione Civile.


Certo era necessario un migliore utilizzo delle risorse pubbliche.


I governanti hanno invece seguito le indicazioni "lacrime e sangue" dell'UE e perseguito tenacemente l'obiettivo di eliminazione delle istituzioni intermedie e più vicine ai cittadini.

Erano convinti che la storia sarebbe proseguita senza intoppi di forza.

I cittadini si sono però opposti ed hanno bocciato clamorosamente le “deforma costituzionale” e con essa il “Provincicidio”.


L' USB è stata determinante in questa battaglia di difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, sin dall'inizio di questa complessa vicenda, mentre i sindacati collaborativi accompagnavano il disastro annunciato con accordi puntualmente divenuti carta straccia.


Ora siamo entrati nel “Dopo”.


La vittoria del No, pone una serie di riflessioni sulla legittimità costituzionale della L. 56/2014 e sulle leggi regionali ed i vari provvedimenti ad essa collegati.

Una situazione che potrebbe determinare pesanti conseguenze per la tenuta amministrativa ed organizzativa di tutto il sistema degli Enti Locali.


Allora, cosa fare?


L'USB rivendica l'azzeramento dei tagli previsti per il 2017, la necessità di prevedere entrate e tributi propri per consentire il pieno esercizio delle funzioni fondamentali, per garantire servizi di livello ai cittadini. Né la legge di stabilità 2017 e nemmeno il mille proroghe intervengono prevedendo correttivi. Sembra sia in discussione un possibile Dpcm governativo, che verrebbe emanato entro fine gennaio e che prevederebbe un fondo indistinto di 970 ml da ripartire tra Province e Città Metropolitane. Una scelta di questo tipo, potrebbe indicare una timida inversione di tendenza, ma certamente non sarebbe sufficiente.


L'Unione Sindacale di Base chiede una nuova legge, che superi le contraddizioni e gli errori commessi negli ultimi anni e che restituisca dignità ed operatività alle Province e Città Metropolitane, quali enti costitutivi la Repubblica Italiana.


E' necessario rimettere ordine nel caos causato dalle varie leggi regionali, che hanno determinato una situazione a "macchia di leopardo" nel territorio nazionale per quanto attiene la gestione di servizi importantissimi per i cittadini.


E' necessario inoltre, determinare una situazione di stabilità per i lavoratori, a partire dalla condizione dei bilanci, con l'obiettivo di garantirne non solo la piena occupazione, ma anche la dignità professionale e la valorizzazione delle competenze maturate.


USB il sindacato utile ai lavoratori!




USB P.I. Enti Locali 26-1-2017