LA "PAGELLINA" COMPIE VENT'ANNI. È L'ORA DI ABOLIRLA.

Genova -

LA “PAGELLINA” COMPIE VENT’ANNI. È L’ORA DI ABOLIRLA.



Il 31 marzo 1999 quando CGIL, CISL e UIL firmavano il CCNL sulla revisione del sistema di classificazione personale, il cui art. 6 recitava:

ART. 6 - Sistema di valutazione

1. In ogni ente sono adottate metodologie permanenti per la valutazione delle prestazioni e dei risultati dei dipendenti, anche ai fini della progressione economica di cui al presente contratto; la valutazione è di competenza dei dirigenti, si effettua a cadenza periodica ed è tempestivamente comunicata al dipendente, in base ai criteri definiti ai sensi dell’art. 16, comma 2.”

In questi 20 anni il sistema ha subito molte modifiche.

Ha fatto il suo ingresso anche in una legge dello Stato, il famigerato decreto Brunetta (D.Lgs.150/2009), secondo la quale “La misurazione e la valutazione della performance organizzativa ed individuale consentono il miglioramento della qualità dei servizi offerti alla collettività e devono costituire opportunità di crescita delle competenze professionali dei dipendenti, attraverso la valorizzazione del merito.”

In questi giorni, come arriva la primavera, in ogni Amministrazione le pagelline saranno consegnate alle lavoratrici e ai lavoratori. Non indignatevi, non adiratevi, non crucciatevi, perché, come vi abbiamo sempre detto, la meritocrazia non esiste, e non è misurabile in maniera oggettiva.

Dopo 20 anni i lavoratori ancora si sorprendono quando ricevono la “pagellina”, eppure ormai avrebbero dovuto o rassegnarsi ed abituarsi o ribellarsi del tutto, ma non si è vista né l’una né l’altra reazione.

Considerate che in questi 20 anni questo sistema, chiamato oggi “sistema di valutazione” non ha portato nessun miglioramento alla collettività, non ha prodotto nessun miglioramento dei servizi e non ha prodotto nessuna crescita delle competenze professionali.

Anzi, il sistema di valutazione ha prodotto stress tra i lavoratori, ha introdotto nuove sindromi depressive, come il burn out e, come studi scientifici dimostrano, ha contribuito ad aumentare l’uso di antidepressivi tra i lavoratori e le lavoratrici.

In questi 20 anni di spending review imposto dall’UE, di blocco contrattuale e di blocco delle assunzioni, solo l’impegno e l’abnegazione dei lavoratori e delle lavoratrici (queste ultime come al solito pagano il prezzo più caro!) degli enti locali ha permesso che i servizi pubblici fossero erogati.

Al contrario, i vari governi hanno fatto di tutto per privatizzarli e distruggerli.

I servizi pubblici funzionano se ci sono le risorse economiche ed umane per farli funzionare. Se ci sono strutture adeguate, personale motivato e con salari dignitosi, con contratti rinnovati alla scadenza e con frequenti ricambi generazionali.

La battaglia di USB è volta a tornare agli scatti d’anzianità, alla valorizzazione della presenze, alle progressioni automatiche, a trasformare la produttività in quattordicesima, ad aumentare i salari e portare giovani nella pubblica amministrazione.

Solo in questo modo si difende il “servizio pubblico bene comune”.

USB il sindacato utile ai lavoratori.



USB P.I. Funzioni locali Liguria Genova 15-4-2019